sabato 9 agosto 2014

Differenziata: il prossimo passo sarà la raccolta dell’urina


Si chiama pee-cycling e negli Usa è già un successo. Amsterdam la raccoglie da tempo per irrobustire i suoi tetti verdi e anche nel Regno Unito si incoraggia la pipì all’aria aperta per fertilizzare in modo sostenibile

Man sitting on a toilet
Da poco più di un mese la raccolta dell’umido ha raggiunto il 100% degli abitanti di Milano, che è divenuta città relativamente virtuosa in Europa, capace di raccogliere e dare nuova vita a circa il 50% dei rifiuti che produce. Se anche voi come me, piccoli ambientalisti, adesso separate in religioso silenzio l’umido, facendo finta di non notare gli sciami di moscerini e il cattivo odore per amor del zero waste, tenetevi pronti all’irreparabile: la raccolta della pipì sarà forse la prossima sfida.
Come è noto infatti, l’urina umana è un ottimo fertilizzante, e alcuni progetti di permacultura ne sfruttano da anni la raccolta. Amsterdam è chiaramente già all’avanguardia e, se i sacchi per la pipì non sono ancora arrivati negli appartamenti, ci sono però urinatoi sparsi per la città che la raccolgono. La destinazione finale sono i tetti, ricoperti di vegetazione per migliorane l’isolamento. Anche il Regno Unito ha iniziato a sfruttare la faccenda e spinge i giardinieri a rispondere al richiamo della natura nella natura, senza troppi imbarazzi.
Del resto la nostra urina contiene circa 3,079 elementi, alcuni prodotti dal nostro corpo, altri immessi con quel che ingeriamo o mettiamo sulla pelle. In particolare è ricca di azoto, potassio e fosforo: tipici componenti sintetici dei fertilizzanti. Se volete anticipare il futuro, quindi, non basta più seguire il must del momento – cioè dimenticare le comodità della carta igienica (e non solo per la pipì) – ma farla direttamente in balcone o in giardino, magari all’imbrunire.
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Se state ridendo non è proprio il caso: la pratica ha un nome – si chiama pee-cycling – e anche nel Vermont si cerca di organizzare la cosa in modo serio. Il Rich Earth Institute nasce proprio con questo obiettivo: smettere di sprecare una risorsa così preziosa.
Ci sta riuscendo con successo, e la cosa ovviamente non significa solo eliminare i fertilizzanti chimici e la loro produzione, ma anche evitare di tirare lo sciacquone un buon numero di volte al giorno e, per chi ancora dovesse fare uso di carta igienica, risparmiare l’abbattimento di un buon numero di alberi.
Unico problema è tentare di mantenere “sterile” l’urina: lo è se passa direttamente dal corpo umano alla terra, ma può non esserlo più se trasportata in contenitori. L’istituto americano sta dunque testando diversi metodi per mantenerla “fresca” il più a lungo possibile. La sperimentazione in agricoltura è stata infatti un successo: il fertilizzante a chilometro zero e da fonti rinnovabili, cioè appunto la nostra pipì, ha aumentato sensibilmente le produzioni del suolo, ove adoperato, e la lista d’attesa degli agricoltori americani, in fila per unirsi al progetto, è in costante crescita.
http://www.wired.it

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