sabato 24 agosto 2013

LA CELIACHIA NON E’ UNA MALATTIA, MA IL RISULTATO DI UNA MODIFICAZIONE GENETICA DEL FRUMENTO !!

DICIAMOLO PURE AD ALTA VOCE
E’ mai possibile che la diffusione pressoché «epidemica» della celiachia, cioè dell’assoluta intolleranza al glutine che può innescare anche gravi patologie conseguenti, possa essere dovuta ad una modificazione genetica approntata sul frumento? Questa ipotesi non è nuova e su di essa si sono spesso avventati, smentendola con ferocia, i sostenitori delle biotecnologie e dei cibi Ogm. Ma ora, grazie all’intuizione di uno scienziato di esperienza pluridecennale in campo medico, pare possa arricchirsi di ulteriori dettagli, chiarendosi all’opinione pubblica.
UN FRUMENTO NANIZZATO
Il professor Luciano Pecchiai, storico fondatore dell’Eubiotica in Italia e attuale primario ematologo emerito all’ospedale Buzzi di Milano, ha avanzato una spiegazione di questa possibile correlazione causa-effetto su cui occorrerebbe produrre indagini scientifiche ed epidemiologiche accurate. «E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto – spiega Pecchial – cosicchè facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all’azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica».Appare fondata l’ipotesi che la modifica genetica di questo frumento sia correlata ad una modificazione della sua proteina e in particolare di una frazione di questa, la gliadina, proteina basica dalla quale per digestione peptica-triptica si ottiene una sostanza chiamata frazione III di Frazer, alla quale è dovuta l’enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento caratteristico della celiachia.«E’ evidente – ammette lo stesso Pecchiai – la necessità di dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacidica della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino intolleranti al glutine».
E NON E’ DA ESCLUDERE CHE SIA PROPRIO QUESTO UNO DEGLI SCOGLI PIU’ DIFFICILI DA SUPERARE
400.000 malati in Italia.La riconversione della produzione, una volta che questa sia entrata a regime e abbia prodotto i risultati economici sperati, diviene impresa assai ardua e incontrerebbe senza dubbio molte resistenze. Di qui la probabile mancanza di interesse ad approfondire una simile ipotesi per trovarne l’eventuale fondamento.D’altra parte, nessuno ancora ha trovato una spiegazione al fatto che l’incidenza della celiachia è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni e l’allarme non accenna a rientrare. «Mentre qualche decennio fa l’incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone, oggi siamo giunti a dover stimare 1 caso ogni 100 o 150 persone», spiega Adriano Pucci, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia. «Siamo dunque nell’ordine, in Italia, di circa 400 mila malati, di cui però soltanto 55 mila hanno ricevuto una diagnosi certa e seguono una dieta che può salvare loro la vita».In molti sostengono che l’aumento dei casi di celiachia sia una conseguenza del miglioramento delle tecniche diagnostiche, ma la spiegazione non convince, appare eccessivamente semplicistica e riduttiva. Fatto sta che, anziché cercare spiegazioni sulle cause, cosa che permetterebbe di provvedere poi alla loro rimozione, la ricerca oggi percorre direzioni opposte, ipotizzando e sperimentando ulteriori modificazioni genetiche del frumento stesso per «deglutinare», cioè privare del glutine, ciò che ne è provvisto o «immettere» nel frumento caratteristiche proprie di cereali naturalmente privi di glutine.
IL MISTERO DEL CRESO
A proposito torna alla mente una questione dibattuta qualche anno fa alla quale non è mai stata fornita risposta e che rimane a tutt’oggi un problema apertissimo e attuale: il cosiddetto grano Creso. Nel 1974, all’insaputa dei più, viene iscritto nel Registro varietale del grano duro il Creso. Nove anni dopo, la superficie coltivata a Creso in Italia era passata da pochi ettari a oltre il 20% del totale, con 15 milioni di quintali l’anno per un valore, di allora, di circa 600 miliardi di vecchie lire.Da una pubblicazione del 1984 si ricavò poi che quel grano era stato «inventato» e sviluppato presso il centro di studi nucleari della Casaccia. Nel lavoro, come ricordò nel 2000 anche il fisico Tullio Regge su Le Scienze, si sottolineava l’efficacia della mutagenesi e l’introduzione di nuovo germoplasma e di ibridazioni interspecifiche.In sostanza, il Creso era il risultato dell’incrocio tra una linea messicana di Cymmit e una linea mutante ottenuta trattando una varietà con raggi X. Per altre varietà in commercio erano stati utilizzati neutroni termici. In che misura, per esempio, il consumo continuativo di questo frumento può avere influenzato l’organismo di chi lo ha ingerito? Non si sa, né pare che alcuno voglia scoprirlo. Lo stesso Regge si limitò ad affermare che comunque «lo hanno mangiato tutti con grande gusto».E se la celiachia fosse il risultato di decenni di ripetuti e differenti interventi sulle varietà di grano che sta alla base della maggior parte del cibo che mangiamo? Chissà se a qualcuno, prima o poi, verrà voglia di capirlo.
fonte : http://www.laleva.org
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

mercoledì 21 agosto 2013

Sette modi per aprire una bottiglia di vino senza cavatappi

o l’avete perso .

La città di Siracusa starebbe incubando da mesi un’epidemia di tubercolosi pronta ad esplodere


SIRACUSA – La città di Siracusa starebbe incubando da mesi un’epidemia di tubercolosi pronta ad esplodere: circa 40 mila soggetti sono risultati positivi ai test Tbc, e dunque sarebbero potenzialmente malati, basta un piccolo stress e il bacillo diventa attivo. Almeno secondo quanto racconta il Fatto Quotidiano del 16 luglio che riporta le cifre ufficiali fornite dal gruppo nazionale di studio dell’Aipo (Associazione italiana di penumologia) e convalidate dall’Oms. Scrive il Fatto:

SI PRESUME che la malattia sia arrivata in special modo con gli immigrati del Corno d’Africa, gli immigrati del Corno d’Africa sono spesso gli stagionali di Cassibile. Dunque tra gli anelli deboli della catena compare la voce: controlli sanitari. Nell’atto aziendale dell’Asp, in data 2010, pensate, manca proprio la voce dispensario tubercolare. Nel frattempo Rossitto denuncia la mancanza di strumenti, di materiali, di competenze, chiede alla dirigenza mezzi adeguati, richieste sovente con esito scarso. Rossitto poi verrà trasferito in pneumologia.

All’Asp di Siracusa continuano a dormire sonni tranquilli, ma nel frattempo la situazione è del tutto fuori controllo. Scrive il Fatto che il dispensario tubercolare di via Bufardeci è in corso di smantellamento ma ancora attivo

Il responsabile transita un’ora al giorno, confidano alcuni pazienti in attesa. I pazienti in attesa possono essere malati, sono nello stesso piano degli uffici della Medicina del Lavoro e dello Sport, dove non di rado accedono anche i bambini. Il meetup del M5s ne fa ampiamente riferimento all’interno dell’interpellanza presentata a Zito. Chi si ammala non ha molte chance: di saperlo, innanzitutto. L’Asp di Siracusa non prevede l’antibiogramma e l’esame colturale, fondamentali nel riconoscimento dell’infezione e soprattutto fondamentali nella prevenzione e contrasto della malattia nella forma farmaco resistente, quella che produce infezioni farmaco resistenti (e che contagia infezioni farmaco resistenti): ovvero quando la malattia diventa inesorabile, incurabile, si è spacciati insomma.

Fonti mediche accreditate, contattate da Blitz Quotidiano, ci assicurano che si tratta comunque di malattia tubercolare latente. Quali rischi corrono quanti sono stati esposti al contagio? “Per chi dovesse risultare positivo ai test c’è la possibilità, stimata intorno al 5 per cento, che si sviluppi la malattia nei successivi due anni. In ogni caso per queste persone è possibile eseguire un trattamento preventivo efficace che riduce quella probabilità del 60 per cento”. Un altro 5% è a rischio per tutta la vita: ergo, di quei 40 mila, al massimo 4 mila potrebbero ammalarsi.

Consultando i dati del Ministero della Salute si rileva che in tutta Italia ogni anno vengono notificati circa 4500 casi di tubercolosi attiva, e dunque le cifre riportate dal Fatto Quotidiano, se riferite alla sola realtà di Siracusa, ipotizzano un numero troppo elevato di casi. La situazione andrebbe valutata attentamente.

http://www.blitzquotidiano.it/salute/siracusa-torna-tubercolosi-rischio-epidemia-fatto-quotidiano-40-mila-positivi-test-1620598/
— con Susi Crescenzio

Fukushima: è un disastro

ora l’acqua radioattiva è anche nel sottosuolo .

Frutti di bosco: allarme epatite A

Trovato il virus nei prodotti di 10 aziende italiane .

venerdì 2 agosto 2013

I 5 virus inganni e attacchi peggiori su Facebook

Facebook è uno dei siti di maggior diffusione dei virus, di inganni e...........

LE 8 COSE CHE IL SUPERMERCATO NON VUOLE CHE TU SAPPIA !!

Tutti facciamo la spesa almeno una volta a settimana senza però prestare troppa attenzione a ciò che accade dietro le quinte .

Il “cool roof”

Il “cool roof” è un sistema di coperture in grado di riflettere la radiazione solare mantenendo fresche le superfici esposte ai raggi. Essendo un sistema di raffrescamento passivo, il “cool roof” si basa sull’uso di tecniche per il controllo del calore principalmente utilizzando materiali ad alta riflettanza solare e ad alta emittanza termica, ovvero la capacità di emettere calore sotto forma di radiazione infrarossa mantenendo il tetto fresco anche sotto il sole.


Vantaggi dei cool roof

Rimanendo fresche le coperture, anche la quantità di calore trasmesso alle abitazioni diminuisce, aumentando il comfort interno e diminuendo i costi per la climatizzazione, con evidenti guadagni sia in termini economici che energetici.

I cool roof si mantengono solitamente ad una temperatura tra i 28°C ed i 33°C, decisamente inferiore alle coperture convenzionali, garantendo un risparmio energetico giornaliero per quanto riguarda il condizionamento dell’aria ed una riduzione del picco di carico dal 10 al 30%.

L’applicazione di membrane riflettenti inoltre aumenta la produttività dei pannelli fotovoltaici, mantenendo la temperatura della superficie del tetto decisamente inferiore rispetto al normale, arrivando addirittura ad una riduzione vicina ai 40°C.

Le principali soluzioni per i “tetti freddi”

Per trasformare una normale copertura in un “cool roof” esistono vari approcci diversificati in base al materiale utilizzati, la caratteristica comune rimane la colorazione bianca. Oltre alle tradizionali membrane bituminose ed alle vernici di colore bianco, prodotte ovviamente a partire da derivati del petrolio, si stanno iniziando a diffondere sul mercato soluzioni per cool roof ecologiche o comunque riciclabili.

Non ultimo una delle società specializzate in questa particolare tipologia di prodotto, ha presentato un manto di copertura per cool roof a base di oli vegetali e resine vegetali. La membrana è realizzata grazie al riutilizzo degli scarti di altri settori industriali, riducendo i rifiuti e gli scarti di materie prime e venendo riconosciuto anche dalla bioedilizia.

Diversi casi studio hanno verificato che l’applicazione di soluzioni cool roof su coperture orizzontali o verticali ha generato un aumento dell’efficienza energetica delle abitazioni anche superiore al 40%, andandosi anche a sommare alle prestazioni già elevate degli edifici progettati secondo i criteri bioclimatici.

Nell’edificio recentemente inaugurato a Toronto per l’Earth Rangers Centre for Sustainable Technology ad esempio, l’impiego del cool roof (tetto bianco) associato al green roof (tetto verde), ha permesso all’edificio di raggiungere livelli di sostenibilità elevatissimi, riducendo i propri consumi del 90%.

 

giovedì 1 agosto 2013

L’olio emolliente che normalmente usiamo per noi e per i nostri bambini? Non è altre che petrolio !!

E bisogna usarlo anche con cautela !! .

Repellente anti zanzare fai da te

Ingredienti:
1/2 litro di alcool etilico di colore bianco per usi alimentari puro al 99%; (quello per fare i liquori in casa, per intenderci)
100 grammi di chiodi di garofano interi (meglio se bio);
100 ml di un buon olio per bambini o simili (mandorle, sesamo, camomilla, lavanda, finocchio, ecc) magari biologico.
Preparazione:
Mettere i chiodi di garofano a macerare in alcool 4 giorni.
Mescolare ogni mattina e sera.
Dopo 4 giorni aggiungi l’olio.
Ora è pronta per l’uso.
Come si usa:
Strofina delicatamente alcune gocce sulla pelle delle braccia e delle gambe.
Respinge anche le pulci dagli animali domestici.

Retrofit auto: a Treviso nasce il kit di conversione professionale

Un team di artigiani mette a punto un kit standard per trasformare la vecchia 4 ruote a benzina in un veicolo elettrico .

Le piante che depurano un intero lago

A Massaciuccoli natura salva natura .

Gli scienziati scoprono un nemico insospettabile delle api

I fungicidi usati dagli agricoltori .