giovedì 10 ottobre 2013

Qualche chiarimento sul pellet

Questo combustibile consente risparmi interessanti sul riscaldamento: fino a oltre mille euro all'anno. L'acquisto di stufe e caldaie apposite gode di vari tipi di incentivi, prima fra tutti la detrazione del 50%. Scegliere il pellet da acquistare però non è sempre facile: abbiamo chiesto qualche consiglio.


Ai prezzi attuali del combustibile, una stufa a pellet in una stagione può tagliare le spese per il riscaldamento da 100 a oltre 1.200 euro a seconda del tipo di impianto che va ad integrare. Questo modo si scaldare le nostre abitazioni è sempre più popolare: in Italia oggi ci sono circa 1,7 milioni di stufe a pellet e circa 50-60mila caldaie a uso domestico.

Stufe e caldaie a pellett d'altra parte godono anche di diversi incentivi. La facilitazione più usata sono le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, attualmente al 50%, che valgono anche per l'acquisto ex novo e danno diritto a vedersi rimborsata la percentuale di spesa sotto forma di detrazione Irpef (in 10 rate di pari importo su 10 anni). C'è poi il conto termico, un contributo variabile in base alla zona climatica e alla potenza installata erogato in due anni che però si rivolge solo alle sostituzioni di apparecchi già installati: stufe a legna o vecchie stufe a pellet, e, per le caldaie, caldaie a biomassa o a gasolio e, solo per le aziende agricole, GPL.

La convenienza è molto alta. Basta guardare il grafico qui sotto che mostra il costo a MWh dei vari carburanti, calcolato da Assopellet in base ai prezzi aggiornati:


Considerando che una stufa a pellet produce 7,2 MWh termici in un anno (cioè consumi 1,5 tonnellate di pellet, un dato medio per molte case al nord Italia), il pellet farebbe risparmiare circa 1.200 euro nel caso vada ad integrare un impianto a GPL, che diventano 525 nel caso del gasolio e circa 100 per il metano.

Ma come scegliere il pellet migliore? Il consiglio che ci dà Annalisa Paniz, è di optare, quando possibile per prodotti certificati. Il marchio europeo è l'EN Plus che divide i prodotti in 3 categorie a seconda delle caratteristiche chimico-fisiche del pellet: la A1 per il pellet più pregiato, una seconda, detta A2, e una terza contrassegnata con la lettera B nella quale finisce il pellet più scadente, adatto solo ad esser bruciato per usi industriali.

Per quel che riguarda il potere calorifico, scopriamo che l'importanza di quanto scritto in etichetta è relativa: “Diversi produttori indicano valori fuorvianti, scrivendo il potere calorifico del pellet allo 'stato anidro': possiamo trovare sulle etichette valori tipo 5,3 kWh/kg. In realtà il potere calorifico reale del pellet è attorno ai 4,7-4,8 kWh/kg, ossia circa 16 MegaJoule. Cifre più alte sono false: il potere calorifico non può essere considerato allo stato anidro ma va misurato per quello specifico pellet con il suo contenuto idrico, mediamente del 6-8%".

Ma la qualità del pellet si può capire a una semplice ispezione visiva? La nota distinzione tra pellet chiaro e pellet scuro, scopriamo, “non ha fondamento: può dipendere dal tipo di essicatoio, quello a tamburo tende a tostare leggermente il pellet, dandogli un colore più scuro”. “La cosa importante – consiglia Paniz - è prendere in mano il sacco e vedere quanti residui di pellet sbriciolato ci sono: deve essere compatto, molti residui indicano pellet di scarsa qualità e che ha subito lunghi spostamenti”

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