In realtà non è finita l'era dell'auto ma certamente è finita o sta
finendo l'era dell'auto di massa, un elemento divenuto marginale, uno status simbol un po' demodè,
l'epica trama di un romanzo popolare fatto di fraintendimenti e di
sogni infranti, quelli dei 'belli tutti in fila autostrada per buttare
la panza al sole sulla spiaggia affollata' o quello quelli del 'ci troviamo tutti all'ingorgo'
delle diciotto'. L'auto diventerà ciò che avrebbe dovuto essere da
sempre, uno strumento di lavoro né più né meno come lo è il cacciavite
per l'elettricista e la macchina da cucire per l'artigiano che produce
borse.
Siamo forse alle soglie di un'evoluzione, mentale, ma scordiamoci che
scaturisca da un cambio di paradigma, intelligente, quello che fa rima
con 'ecologico', 'sostenibile' e via dicendo consapevolmente cosciente
dei pericoli che il petrolio porta con sé: i cambiamenti climatici,
l'inquinamento del pianeta, l'oppressione dei paesi che detengono i
pozzi dell'oro nero, l'immane, incontrollabile sfruttamento delle
risorse.
Tanto più veloce sarà l'evoluzione del cambiamento quanto più
velocemente riusciremo a far capire che la mobilità elettrica, non solo
quella delle auto ma anche e soprattutto quella dei mezzi da lavoro -
furgoni per trasporto merci e bus per trasporto persone - è
economicamente vantaggiosa. E' in questo semplice concetto che risiede
il cambiamento, nella intuitiva comprensione che utilizzare un veicoli
elettrico - sia esso furgone, bus o barca - è economicamente (lo dico?)
'sostenibile'. La linea di demarcazione tra ciò che si faceva ieri e ciò
che si può fare oggi risiede nella conversione dei mezzi pesanti a
combustibile in mezzi ibridi. Toccare con mano quale è il grande
vantaggio, il risparmio, per le tasche degli utilizzatori. Poi viene da
sé, automaticamente, il beneficio per il pianeta tutto, l'ambiente e la
salute umana.
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