Anche il Guardian porta avanti questa tesi
Pubblicato da Roberto La Pira il 20 febbraio 2013
La vicenda della carne di cavallo macinata aggiunta alle lasagne ha
coinvolto venti Paesi europei. Sui giornali sono apparsi centinaia di
articoli, ma c’è una domanda che resta senza riposta. Perché utilizzare
la carne di equino che costa più di quella bovina per preparare hamburger, ripieni per tortellini o carne trita per lasagne?
Se siamo di fronte a una truffa vuol dire che qualcuno trae degli
illeciti vantaggi economici. Ma questa storia ha tutte le
caratteristiche di un’operazione in perdita che difficilmente può
interessare. Basta dire che fino a qualche mese fa nessuna azienda
ricercava carne di cavallo nel ripieno di lasagne e tortellini. Le
analisi di routine erano focalizzate alla ricerca eventuale di carne di
suino, di pollo di tacchino (dal costo inferiore) mentre il cavallo era
del tutto escluso.
Ma allora perché qualcuno decide
di fare questa operazione fraudolenta? Non siamo di fronte a un dispetto
né tanto meno a una beffa. Le autorità sanitarie non danno risposte
chiare, c’è chi parla di origine sconosciuta, altri lanciano strali
sull’etichetta poco chiara facendo finta di ignorare che il Paese di
origine non rappresenta un elemento di prova!
La
tesi portata avanti da Il Fatto Alimentare dall’inizio dello scandalo, è
che la carne di cavallo utilizzata provenga dal circuito delle corse
sportive. Si tratta di animali classificati come “non dpa”, ovvero non
destinati alla produzione di alimenti che quando arrivano a fine
carriera, per legge devono essere mantenuti fino alla morte naturale e
poi inceneriti. La loro carne non può essere utilizzata nemmeno per il
cibo destinato agli animali. Questi cavalli rappresentano un costo
elevato per i proprietari costretti a mantenerli per 10-15 anni. È
lecito ipotizzare che qualcuno abbia creato una rete per vendere la
carne nel circuito alimentare mischiandola con i cavalli da carne.
La tesi non è così strana. Anche il Guardian oggi avanza questa ipotesi
in modo determinato, parla di commercio illegale di cavalli da macello
mischiati a cavalli da corsa. Cita le segnalazioni delle organizzazioni
che si occupano del benessere animale e di un commercio di cavalli a
fine carriera tra Francia, Belgio, Irlanda e Inghilterra che attraverso
passaporti falsi cambia identità e invia al macello i cavalli da corsa
non destinati all’uso alimentare.
Seguendo questa
ipotesi la truffa risulta avere una sua logica e anche un evidente
interesse economico. Inoltre trova un valido supporto nella presenza di
centinaia di migliaia di cavalli da corsa in pensione e nella quasi
certezza di non essere facilmente scoperti. C’è un altro elemento da
considerare.
In Italia il Ministero della salute ha
deciso di effettuare in accordo con l’UE 500 analisi sulla carne di
cavallo alla ricerca del fenilbutazone. Si tratta di un farmaco
veterinario antinfiammatoria specifico per i cavalli da corsa e da gara.
Il medicinale viene metabolizzato dall’animale ma lascia una traccia
indelebile identificabile analizzando la carne. Quando in laboratorio si
cerca questo derivato nel cibo, si ha la prova inconfutabile di un
campione di carne di cavallo non destinati al circuito alimentare.
Oltre ai prelievi stabiliti in sede UE, l’Italia ha disposto ulteriori
controlli da effettuare presso gli stabilimenti di produzione e
commercializzazione di provenienza, attraverso il prelievo del prodotto e
di materia prima verificando il sistema di tracciabilità.
Certo in Italia ci sono molti controlli veterinari, lo abbiamo già
detto, ma è anche vero che da noi vengono macellati cavalli provenienti
da tutta Europa. Chi può escludere poi, che tra i 500 mila cavalli
sportivi presenti in Italia e che non possono essere macellati, qualcuno
venga trasportato con documenti falsi e poi finisca nei tortellini?
Ogni anno nel nostro Paese si macellano 60 mila animali. La metà sono
made in Italy, gli altri sono di importazione cosa che fa della nostra
la nazione che importa la maggiore quantità in Europa come mostra il
grafico del Guardian (vedi a sinistra).
Dopo lo scandalo, il
governo inglese ha cambiato le regole, adesso le carcasse di cavalli
macellati devono avere un certificato che attesti l’assenza di
fenilbutazone. Chissa perché!
Legenda grafici.
Secondo i dati Eurostat nel 2012 all’interno dell’UE sono state
scambiate 60.000 tonnellate di carne di cavallo, oltre a muli e asini.
La prima immagine, in alto, proposta dal Guardian mostra i Paesi da cui
l’Italia ha importato. Nella seconda il totale dell’import, in cui si
vede come l’Italia, con oltre 23 milioni di chili sia leader di consumo,
considerando che (terzo grafico) ha esportato dieci volte di meno in
virtù dell’elevato consumo interno.
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