Carboidrati causa di obesità e dipendenza dal cibo .
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venerdì 28 marzo 2014
giovedì 27 marzo 2014
Pesticidi trovati negli spaghetti: ecco le marche
mercoledì 26 marzo 2014
URNA BIODEGRADABILE, DOPO LA MORTE DIVENTI UN ALBERO.
Grazie
ad un’urna funeraria biodegradabile ed a nuovi metodi di sepoltura
sostenibile, in alcuni Paesi esteri è possibile optare per una cerimonia
funebre all’insegna della sostenibilità ambientale, per sé o per i
propri cari, alla ricerca di un rinnovato ed eterno contatto con la
Terra. In una sorta di rituale di rigenerazione, ciò che resta del
nostro corpo fisico potrà entrare rapidamente a far nuovamente parte del
ciclo vitale su cui si basa l’esistenza di tutti gli esseri viventi presenti sul nostro Pianeta.
Il designer spagnolo Martin Azua ha così pensato di progettare un’urna biodegradabile in grado di agevolare la restituzione delle ceneri alla Terra. Da esse potrà in seguito nascere un albero.
All’interno dell’urna è infatti possibile inserire il seme di un albero a propria scelta, a secondo del luogo che si sceglierà per la sepoltura della stessa ed in base alle proprie preferenze personali. L’involucro dell’urna, battezzata dal suo inventore Bios Urn, è costituito da materiali quali cellulosa, torba e gusci di noci di cocco, che ne garantiranno la completa biodegradabilità. Il seme, una volta che l’urna sarà stata sepolta inizierà a germogliare e crescerà, fino a dare vita all’albero prescelto.
E tu che albero vorresti diventare?
Il designer spagnolo Martin Azua ha così pensato di progettare un’urna biodegradabile in grado di agevolare la restituzione delle ceneri alla Terra. Da esse potrà in seguito nascere un albero.
All’interno dell’urna è infatti possibile inserire il seme di un albero a propria scelta, a secondo del luogo che si sceglierà per la sepoltura della stessa ed in base alle proprie preferenze personali. L’involucro dell’urna, battezzata dal suo inventore Bios Urn, è costituito da materiali quali cellulosa, torba e gusci di noci di cocco, che ne garantiranno la completa biodegradabilità. Il seme, una volta che l’urna sarà stata sepolta inizierà a germogliare e crescerà, fino a dare vita all’albero prescelto.
E tu che albero vorresti diventare?
martedì 25 marzo 2014
lunedì 24 marzo 2014
sabato 22 marzo 2014
La cura proibita di Simpson, l’olio di cannabis che uccide le cellule cancerose
“Voglio che la gente impari a curarsi da sola”: è questa l’idea portata avanti da Rick Simpson, abitante di una piccola cittadina vicino a Nova Scotia, in Canada. L’interessante storia di quest’uomo comincia nel 1975 quando in un programma alla radio scopre che il Thc ha un forte potenziale nell’uccidere le cellule cancerogene. La cosa interessa particolarmente Rick, il quale un paio di anni prima aveva perso il fratello venticinquenne proprio per un cancro incurabile. In seguito, non sentendo più notizie a riguardo, accantona l’idea pensando si trattasse solamente di una trovata che non aveva risvolti concreti nella realtà. Qualche anno dopo (nel 2002) Simpson è vittima di un incidente sul lavoro che gli provoca problemi e dolori alla testa che comincia a curare con medicinali i quali, non solo non alleviano la sofferenza, ma hanno anche innumerevoli effetti collaterali.
Ricordandosi della trasmissione sentita alla radio, fa qualche ricerca e decide di comprare un po’ di marijuana e, anche solo fumandola, si rende conto che i benefici sono maggiori rispetto a quelli delle medicine. Simpson decide di abbandonare i farmaci e curarsi soltanto con la cannabis. Per evitare i problemi che il fumare può causare alle vie respiratorie, decide di estrarre l’olio dai fiori e di assumerlo oralmente.
Qualche mese dopo, guariti i dolori alla testa, gli vengono diagnosticati tre melanomi cancerosi in tre diverse parti del corpo. Il primo, vicino all’occhio, gli viene rimosso chirurgicamente. Dopo una settimana, preso l’appuntamento per rimuovere gli altri, quello vicino all’occhio torna più grande di prima. È allora che Rick sperimenta su se stesso l’olio applicandolo direttamente sulla pelle tramite cerotti. Poco dopo i tumori erano spariti e, eseguiti gli esami di accertamento, si è avuta la conferma che Rick fosse fuori pericolo.
Simpson comincia la sua crociata per coinvolgere le aziende farmaceutiche e le autorità ma le poche risposte che riceve sono sfuggevoli. Inoltre, la Royal Canadian Legion chiude il centro di ricerca e la produzione dell’olio di canapa perché secondo le autorità Simpson stava sfruttando gli edifici, il nome, la legione come piattaforma per promuovere l’utilizzo dell’olio di canapa e quindi la droga.
La cannabis è una pianta e come tale non riceve permessi dalle comunità farmaceutiche e per quest’ultime niente permessi significa niente profitti. Gli oli prodotti dalla canapa sono le sostanze più medicamentose esistenti in natura e, fino a circa 90 anni fa, all’inizio del Novecento anche le case farmaceutiche producevano medicine con questa pianta. Ora tutto è cambiato, la cannabis rientra nella categoria delle droghe e gli innumerevoli utilizzi della canapa sono stati dimenticati.
I fiori della cannabis, quando vengono raccolti sono coperti di resina, se processati nel modo giusto, questa resina viene a creare la sostanza medicamentosa dell’olio di canapa. Ciò che sostiene e per cui si batte Simpson è che l’olio, se fosse prodotto in ambienti controllati usando materiale di prima qualità sarebbe sicuramente migliore. I modi d’uso sono la vaporizzazione, l’ingestione (indicata per malattie interne) e l’applicazione topica attraverso cerotti. Le applicazioni invece sono diverse: è indicato per qualsiasi condizione coinvolgente cellule mutanti, emicrania, melanomi della pelle, diabete, infezioni, dolori cronici, tumori interni e per regolare il peso corporeo. Un altro punto sul quale insiste il coraggioso Rick è il potenziale preventivo dell’utilizzo di olio di canapa, il quale, derivando da una pianta non risulta dannoso se assunto nelle giuste quantità e con i dovuti controlli sulla produzione.
Le accuse di speculazione mosse a Rick Simpson (spesso dalle case farmaceutiche stesse) si dimostrano del tutto infondate, anzi, egli ci tiene a sottolineare che fornisce olio gratis dal 2003. Fino ad ora questo pioniere dell’olio di canapa è riuscito a far conoscere questa medicina solo tramite internet, alcune riviste e radio mettendo a disposizione video e spiegazioni di come l’olio viene prodotto. Le testimonianze delle persone curate dall’olio sono diverse ma non abbastanza interessanti per le case farmaceutiche. La questione che sorge spontanea a questo proposito è il vero motivo del disinteresse delle autorità. É possibile che esista una cura per il cancro e altre fastidiose malattie e che venga completamente ignorata? Rick Simpson risponde affermando che l’80% del guadagno delle case farmaceutiche deriva dai medicinali venduti per la cura del cancro e di conseguenza l’olio farebbe perdere questo prezioso introito ai colossi della farmacia. Inoltre egli afferma di essersi accorto sempre più dell’egoismo e del menefreghismo della gente incappando spesso in pazienti che nonostante si siano curati con l’olio non hanno interesse nel diffondere la cosa.
A sostegno del progetto, però c’è la fondazione Phoenix Tears con sede in Colorado. Questa fondazione ha riunito i migliori leader del settore con decenni di esperienza nella ricerca sui cannabinoidi creando il primo ambiente standardizzato di trattamento ed estrazione. Phoenix Tears ha individuato la necessità di istituire un protocollo garantendo il massimo in termini di sicurezza nella cura dei pazienti. Inoltre, a collaborare con la fondazione troviamo l’organizzazione no-profit Patient out of time che racchiude medici e pazienti con l’obiettivo di promuovere all’opinione pubblica e alle istituzioni, l’uso della cannabis nei trattamenti medici. Oltre a fornire articoli e documentazione gratuita sul sito internet, si impegnano per fare in modo che ci siano sempre più organizzazioni che supportino l’accesso dei pazienti alla cannabis. Mettono inoltre a disposizione testimonianze di esperti per le udienze legislative e avvocati specializzati in casi relativi alla cannabis.
La fondazione Phoenix Tears ha acquistato 5 acri di terra da utilizzare per la coltivazione nella propria sede, inoltre c’è il progetto della creazione di un centro di guarigione proprio in quest’area. Il materiale a proposito dell’esperienza di Rick Simpson e della fondazione Phoenix Tears è molto e anche le testimonianze di pazienti che si sono curati con l’olio di canapa. Rick Simpson invita gli interessati ad informarsi e a diffondere il più possibile questo medicinale nella speranza che un giorno le ricerche diventino sempre di più e che si ritorni a sfruttare una delle più antiche risorse esistenti.
Autrice: Giulia Rondoni
mercoledì 19 marzo 2014
martedì 18 marzo 2014
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